I care: un motto contro l'indifferenza

Pubblicato martedì 9 febbraio 2021 da Sara Bianchin

L'indifferenza è una resistenza insita nella natura umana. Possiamo combatterla scegliendo di prenderci cura dell'altro, investendo in uno sforzo di empatia e relazione.

Selezione del Personale - Parma
I care: un motto contro l'indifferenza
I care: un motto contro l'indifferenza

Nel gennaio 2020, un anno fa, la senatrice Liliana Segre scriveva la sua “definizione d’autore” per il vocabolario Zingarelli. La parola scelta fu “indifferenza”:

 

“L'indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore. L'indifferente è complice. Complice dei misfatti peggiori"

 

Era gennaio e il virus che ci ha accomunato nelle sorti nei mesi a seguire si muoveva ancora silente, mentre noi vivevamo le nostre vite quotidiane individualmente, ignari delle storie degli altri intorno a noi. Di lì a poco la pandemia e il primo lockdown ci hanno costretti a fermarci per un attimo e a riconoscere il grigiore dell’indifferenza nella solitudine delle nostre case. Abbiamo trasgredito con uno sforzo vitalistico che ci ha portato a cantare tutti insieme sui balconi, a unirci nello sforzo di proteggere i più deboli, a rimpiangere gli affetti e le condivisioni mancate o evitate, e a cercare aiuto nella competenza e speranza nella scienza.

Un anno e un secondo lockdown dopo, aspettiamo ancora di poter riprendere le nostre vite. Tuttavia, l’ondata solidarietà sembra essersi spenta, lasciando il posto alla sfiducia e all’insofferenza, alla nostalgia della nostra abituale indifferenza.

 

Siamo diventate persone peggiori? No, siamo solo essere umani e come tali siamo tutti, in una certa misura, fallaci e condizionabili.

 

Camminiamo il mondo e comprendiamo la realtà che viviamo attraverso due modalità: intuitiva e analitica. La prima ci fornisce risposta immediata e incondizionata, basata sul riconoscimento narrativo ed esperienziale della nostra identità nelle storie altrui. Su questa identificazione si basano i comportamenti di empatia, compassione e aiuto. Il nostro vissuto e la nostra capacità di coinvolgimento sono, però, per nostra natura (e forse anche per un meccanismo di protezione), limitate.

La seconda modalità, infatti, si basa sul ragionamento e richiede uno sforzo di attenzione al prossimo anche quando le nostre riserve di empatia si esauriscono. Il rischio è, appunto, quello di stancarsi, di esaurire le riserve di empatia e cadere nel tranello dell’indifferenza.


don milani

 

Ancora oggi, molte scuole e molti insegnanti e formatori adottano il motto di Don Milani “I care”: letteralmente “mi importa, mi sta a cuore”. Il motto riflette la necessità educativa di promuovere una sollecitudine delicata e rispettosa nei confronti dell’altro, dimostrando un esempio di ascolto e attenzione.

Prendersi cura dell’altro richiede non solo uno sforzo di interesse, ma anche delle capacità relazionali che ci permettano di controllare i nostri comportamenti per non invadere lo spazio emotivo dell’altro, accogliendolo nel contempo con l’empatia.

 

Ho studiato in una scuola di counseling di indirizzo Rogersiano dove ponevamo un focus particolare sull’empatia come fondamento di relazioni di aiuto intese come:

“situazioni in cui uno dei due partecipanti cerca di favorire, in una o ambedue le parti, una valorizzazione delle risorse personali del soggetto ed una maggiore possibilità di espressione”.

 

Nel mio lavoro ho l’opportunità di conoscere e interagire con un gran numero di persone. Nonostante gli ambienti diversi e le circostanze diverse, ho riscontrato una dilagante necessità di comunicare e una sempre più diffusa richiesta di aiuto.

 

Di fronte a questa evidenza non posso – e non voglio – rimanere indifferente.

 

Grazie alle attività di consulenza e formazione ho la possibilità di avere un ruolo nella relazione di aiuto, assumendo la responsabilità dell’ascolto e della cura del prossimo, condividendo la mia esperienza e apprendendo da quella degli altri.

Con i miei collaboratori, cerco di tenere aggiornati e attuali i piani formativi e le risorse di counseling, adattandoli ai bisogni del cliente e agli eventi che più condizionano le nostre vite, per fornire un aiuto concreto, non retorico o ridondante.

 

Concludo con una piccola riflessione: empatia, attenzione e cura dell’altro generano una spirale affettiva e relazionale che si autoalimenta e si estende a macchia d’olio anche al di fuori della relazione di aiuto o della cerchia di familiare ed amici. Entrando in contatto ed accogliendo le esperienze e le identità altrui, diventiamo più capaci di immedesimarci nel vissuto estraneo e, di conseguenza, di accoglierlo nella nostra sfera emozionale con coinvolgimento e rispetto. Aprendoci al mondo, in pratica, rafforziamo il nostro senso di appartenenza ad esso.

 

Nella parola in-differenza, c’è una piccola negazione prima della parola differenza che, tuttavia, non indica somiglianza, bensì disinteresse di fronte alle sfumature e ai colori del mondo che, invece, è bene esaltare e proteggere.

Selezione del Personale - Parma
CONTATTI
Selezione del Personale - Parma