Il primato delle virtù

Pubblicato giovedì 13 febbraio 2020 da Sara Bianchin

Il vizio supremo è la superficialità

Selezione del Personale - Parma
Il primato delle virtù
Il primato delle virtù

Nell’officina di Selezione Ora il dialogo è sempre aperto e vivace: io e i miei collaboratori ci confrontiamo costantemente sugli spunti di riflessione che la nostra vita professionale e privata ci offre. 
In questi giorni, in particolare, sto leggendo il libro “La forza di essere migliori” di Vito Mancuso e mi è sembrato che l’autore avesse sviluppato un tema che era nei miei pensieri da molto tempo. La lettura è molto intensa e le considerazioni che ne emergono sono tante: mi sono confrontato, quindi, con la mia collega Sara per avere un punto di vista diverso, quello della ragazza giovane, studentessa e lavoratrice, e siamo giunti ad alcune conclusioni che qui vi riportiamo.

Tutti noi sappiamo che esistono 7 vizi capitali e 4 virtù cardinali. Tuttavia, siamo abbastanza sicuri che, nel corso della nostra educazione, è stato insegnato a tutti cosa non fare, a quali vizi non cedere, mentre a pochi di noi è stato consigliato come essere delle persone migliori a partire dalle nostre particolari e uniche caratteristiche personali. Questo perché la cultura del divieto, e della paura che ne deriva, dà frutti a breve termine ma non attua cambiamento. Per insegnare a un bambino come costruire sè stesso è necessario mostrargli l’esempio della perseveranza, affinché la speranza venga coltivata in progetto e non rimanga mero sogno.
 
Il mercato del lavoro è esigente per natura e può essere scoraggiante per chi, nell’ombra della cultura del divieto, è troppo focalizzato sulle proprie lacune e mancanze e non riesce a concentrarsi sulle proprie qualità e virtù.
Gli ex bambini si trovano ad affrontare un mondo del lavoro imprevedibile e mutevole, nel quale è richiesta flessibilità, mobilità e creatività. Il posto fisso dei film di Checco Zalone non esiste più: oggi l’innovazione è premiante, tenendo, tuttavia, conto che gli standard di oggi potrebbero non essere quelli di domani.
Quello che emerge da questo panorama è una sorta di paura sommessa: da un lato, di fronte all’incertezza del futuro, si tende a rifugiarsi nell’inerzia del presente; dall’altro, la tendenza naturale alla speranza viene accompagnata dal timore di non essere all’altezza.
 
Le virtù invece ci salveranno: essere virtuosi significa trovare ciò che c’è di buono in noi nel presente ed elevarlo a meta per il futuro. Il bambino che ha seguito l’esempio della perseveranza sarà un adulto in grado di adoperarsi ogni giorno, con i mezzi che ha a sua disposizione, per il bene proprio e del collettivo: trasformando il sogno in speranza, la speranza in progetto e il progetto in azione.

Si impara per condividere e si condivide per imparare. Sara mi ha fatto pensare alle virtù con l’accezione greca di aretè: la virtù sta nella forza di volontà di assolvere al meglio il proprio compito su questa terra con la consapevolezza che, siccome ogni contributo al mondo è unico, voler essere migliori è anche il miglior modo per sopravvivere.
 
La cultura del divieto blocca ogni istinto e ci costringe in una spirale immobile di incertezza. Aspirare alla virtù, invece, è ars e non menomazione: durante le nostre sessioni formative spesso cito il concetto che il virtuoso "negozia" - nega l’ozio - per assecondare un desiderio profondo che evolva in un cambiamento atto al miglioramento per sé stessi e per gli altri.
 
L’impegno è sicuramente individuale, ma il percorso è più facile con i giusti strumenti. Noi di Selezione Ora non vi insegneremo mai come essere la versione migliore di voi stessi ma ci impegneremo per guidarvi nell’esplorazione delle vostre competenze e vi aiuteremo a valorizzare i vostri punti di forza “per farne virtù”.

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