Auguri di Buone Feste da Selezione Ora

Pubblicato giovedì 31 dicembre 2020 da Giorgio

Il 2020 non ci ha risparmiato brutte sorprese e difficoltà, ma ha anche fatto emergere il buono e il bello delle persone e delle comunità. Nell’ultimo giorno di questo anno vi auguriamo di poter trascorrere le feste con serenità, di poter riflettere sugli insegnamenti appresi e di poter ancora gioire delle piccole (grandi) cose.

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Auguri di Buone Feste da Selezione Ora
Auguri di Buone Feste da Selezione Ora

Cari amici di Selezione Ora,

Oggi è l’ultimo giorno del 2020 e finalmente – dico con una certa speranza e scaramanzia – ci stiamo avvicinando all’inizio di un nuovo anno.

Ci siamo appena lasciati alle spalle le festività natalizie. In molti dei nostri ricordi questo periodo è legato momenti di comunione e condivisione colorati di tinte calde e tenui, animati dalle voci dei nostri cari e da un sentimento universale e puntuale di felice nostalgia. Quest’anno non tutti abbiamo potuto rivivere la stessa atmosfera.

 Quello del 2020 è stato un Natale diverso, il primo Natale dall’inizio della pandemia, regolato dalle misure anti-contagio: abbiamo festeggiato in maniera discreta e ridotta, solamente con gli affetti più intimi. Credo che per molti non sia stato facile lasciarsi alle spalle le preoccupazioni costanti degli ultimi mesi: questo Natale ci ha ricordato - anche, ma non solo - il trauma comune che ci ha segnati e tutto ciò che il Coronavirus ci ha tolto o ci ha insegnato. Dallo scorso inverno, tutti insieme, abbiamo cambiato le nostre abitudini per proteggerci a vicenda e prenderci cura dei più deboli. Ora siamo comprensibilmente stanchi, ma non dobbiamo dimenticare la solidarietà che ci ha uniti in passato e a fare un ultimo sforzo di prudenza e responsabilità.

 Quest’anno abbiamo conosciuto il concetto di limite:

  • limite spaziale, perché abbiamo ridotto la nostra dimensione personale a quella delle mura domestiche;
  • limite sociale, perché abbiamo rinunciato a molti dei nostri piaceri, dei nostri svaghi e delle nostre relazioni;
  • limite temporale, perché i nostri orari sono scanditi per tenerci il più possibile distanti e sicuri.

 Tuttavia, è stato un sacrificio comune: ci siamo “chiusi” per “aprirci” alle necessità della collettività. Durante le avversità gli uomini mostrano i loro lati peggiori, ma spesso anche i migliori: è così che il virus ha messo a nudo le tendenze, le politiche e le abitudini malsane della nostra società, ma ha anche esaltato gli esempi positivi di reazione, apertura e progresso. Seppur costretti, abbiamo dovuto imparare a conoscerci e a valutarci meglio nelle nostre dinamiche intra e inter-relazionali: la pandemia ci ha mostrato quanto sia importante realizzare noi stessi, ma, soprattutto, quanto abbiamo bisogno degli altri e di essere inseriti in una comunità che ci riconosca e ci tuteli per poterlo fare.

 A questo proposito, spero che anche durante questa notte di San Silvestro rispetteremo tutti le norme per rallentare l’emergenza sanitaria: non dobbiamo dimenticare che, dietro le cifre che ogni giorno sentiamo e leggiamo, ci sono genitori, nonni, figli, persone amate e che il dolore dei loro cari deve essere rispettato.

Penso che, mai come quest’anno, stiamo realizzando l’importanza delle relazioni. I posti vuoti a tavola ci fanno soffrire, ma ci fanno anche riflettere e ringraziare per gli affetti che potremo ancora abbracciare e salutare, ci spingono a rivalutare il nostro ruolo in mezzo agli altri e a riconsiderare l’attenzione che quotidianamente riserviamo al prossimo.

 Parlare di felicità, in questo momento, è una vera sfida: le conseguenze della pandemia ci coinvolgono tutti in misura diversa e, purtroppo, immaginare una soluzione e una data di scadenza certa è impossibile. Tuttavia, rimane un buon proposito per l’anno nuovo quello di non abbattersi e di continuare a collaborare insieme per rinascere insieme. Intanto, troviamo appigli alla speranza nelle piccole gioie quotidiane che la vita ci riserva.

 Zygmunt Bauman sosteneva che la felicità sta nella consapevolezza di essere in grado di riuscire a controllare le sfide poste dal fato. Per questo spero che, quando potremo tornare a vivere, lo faremo più consapevoli di noi stessi e più critici nei confronti della società, che faremo tesoro dell’esperienza per costruire un progetto di cambiamento globale nella direzione della sostenibilità e dell’equità.

 Vi saluto con un passaggio tratto da una lettera della Comunità di Bose:

Una notte che è simbolo di una condizione storica ed esistenziale oscura, tenebrosa, faticosa, densa di tribolazioni. Nostro compito è quello di non assecondarla chiudendo gli occhi, ma di aprirli vegliando e restando lucidi. Che la notte che viviamo apra i nostri occhi, invece di chiuderli: leviamo lo sguardo al Signore che viene, perché in lui la nostra liberazione è vicina.

Selezione Ora - Stefano e Sara

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